Lo sguardo di Antonia Pozzi sul mondo rurale attraverso la fotografia
getta luce su un sogno a lungo accarezzato di quiete e serenità,
che diverge radicalmente da quanto la poetessa descrive nei suoi componimenti
I piccoli borghi, la campagna del mondo contadino e i boschi aiutano a disconnettersi, a stemperare ansie, a ritrovare pace. Sarà per questo che da sempre tra mondo rurale e letterario/poetico si intrecciano profonde relazioni da cui prendono forma componimenti memorabili, dalle Bucoliche di Virgilio ai più recenti e contemporanei versi di Franco Arminio, quelli di “Cedi la strada agli alberi”, fino alle poesie di una delle voci più intense ed inquiete della cultura italiana del Novecento, quella di Antonia Pozzi.
Tutti conoscono le passioni e i patimenti raccontati dalla poetessa lombarda nei suoi versi. Meno note sono invece le sue fotografie poetiche, divenute strumento di narrazione, irrinunciabile tanto quanto la parola scritta. Mentre però quest’ultima rivela un’introspezione sofferta e tormentata, gli scatti di Antonia fanno piena luce sulle sue umane ambizioni, rivelando il sogno a lungo accarezzato di un’esistenza pacifica e serena. Come spiega Giovanna Calvenzi, con Ludovica Pellegatta curatrice della mostra “Sopra il nudo cuore. Fotografie e film di Antonia Pozzi”, allestita nel 2015 allo Spazio Oberdan di Milano,
<< Le sue poesie e le sue fotografie raccontano due storie diverse. In generale si crede che in qualche modo la fotografia possa essere una sorta di “autoritratto obliquo”. Le poesie di Antonia Pozzi raccontano inquietudini, dolori, ripensamenti, strazio. Le sue fotografie, sono una ricerca di quiete, il racconto di una serenità che diverge radicalmente da quanto scrive >>
E se la fotografia è “specchio dell’anima” (così è definita da Antonia Pozzi), gli scatti che meglio riflettono la sua aspirazione alla pace interiore e a una vita essenziale sono quelli che contemplano la periferia milanese delle fabbriche e la quotidianità umile del mondo contadino. In particolare, le montagne della Valsassina con Pasturo e la pianura lombarda con la Zelata di Bereguardo paiono ai suoi occhi luoghi eletti dell’anima, in cui il contatto profondo con la natura sembra poterle offrirle l’occasione di raggiungere l’agognato traguardo di quella pace tanto ambita.
La Zelata è luogo di grande rilievo affettivo per la poetessa. Proprio qui, nella tenuta dei nonni materni, dove è cresciuta la mamma
Lina e dove è vissuta l’amata nonna Nena, la Pozzi trascorse molte estati e coltivò la passione per la campagna e per la terra, già da bambina.
Con l’obiettivo di offrire un ritratto completo della figura di Antonia Pozzi, in occasione dell’80° anniversario della sua morte (avvenuta nel 1938), l’Associazione Zelata Verde vuole ricordare la poetessa con una mostra dedicata alle foto delle periferie milanesi e a quelle del mondo rurale lombardo. L’evento si terrà sabato 19 maggio 2018 alla Zelata di Bereguardo, all’interno di Palazzo Cavagna Sangiuliani, dimora del nonno della poetessa, Conte Antonio Cavagna Sangiuliani (oggi location per mostre ed eventi culturali). Le stanze all’interno del Palazzo della Zelata, che nel 2014 hanno fatto da location per le riprese di alcune scene del film-documentario “Il Cielo in me” dedicato alla vita di Antonia Pozzi, custodiscono ancora fotografie che ritraggono la nostra poetessa felice vicino al Ticino.
La mostra, curata da Filippo Bianchi e Ludovica Pellegatta, è promossa da Zelata Verde con la collaborazione di Borgo Zelata e Centro Internazionale Insubrico “Carlo Cattaneo” e “Giulio Preti” e con il Patrocinio morale di Provincia di Pavia, Comune di Bereguardo e Comune di Pasturo. Seguirà rinfresco e accompagnamento musicale. Bevenuti.
Silvia Faccio, responsabile progetto e promozione Borgo Zelata